Nella nostra esperienza professionale e privata, siamo quotidianamente abituati a toccare con mano il concetto di “ritorno dell’investimento”, chiedendoci criticamente se le spese che sosteniamo abbiano dato i frutti attesi o meno.
Solitamente, la risposta che ci diamo è formulata su base economica e finanziaria.
In realtà però, in moltissime situazioni, il valore creato trascende il mero risultato numerico.
A maggior ragione, per chi si occupa di questioni come lo sviluppo delle persone e la promozione educativa e culturale in ambito di impresa, il tema degli strumenti utili a misurare l’impatto sociale delle attività è assolutamente fondamentale.
Secondo una precisa e chiara definizione dell’Università di Venezia, lo “SROI – acronimo di Social Return On Investment – è una metodologia che misura il valore extra-finanziario di un intervento al netto delle risorse investite e di ciò che sarebbe avvenuto anche in assenza dell’intervento”.
Il suo scopo principale è quello di esaminare, qualitativamente e quantitativamente, il processo di generazione del valore sociale dell’intervento o dell’organizzazione.
Misurare a 360° il cambiamento generato
In altre parole, lo SROI misura il cambiamento secondo modalità rilevanti per le persone e le organizzazioni che lo sperimentano o vi contribuiscono, attraverso la misurazione degli outcome sociali, ambientali ed economici, utilizzando i valori monetari come unità di misura.
In sostanza, lo SROI prova a fornire una risposta quando ci si interroga sulla misurazione del cambiamento generato. Questo vale anche in termini di sostenibilità, questione tanto cara alle organizzazioni di oggi.
Una guida pratica alla misurazione dello SROI
Alcuni studi condotti in UK dalla B-Corp Social Value (Guide to Social Return on Investment) hanno definito un metodo e alcuni strumenti per misurare lo SROI.
Secondo questa guida, un’analisi SROI può assumere diverse forme. Può contemplare il valore sociale generato da un’intera organizzazione, oppure può focalizzarsi su uno specifico aspetto del lavoro di un’organizzazione, per esempio la formazione.
Sono proposte e adottate due tipologie di calcolo:
- Consuntivo e Valutativo, condotto ex-post e basato su risultati reali già raggiunti;
- Preventivo, per prevedere quanto valore sociale sarà creato se le attività raggiungono gli outcome attesi.
La Guida è molto interessante e dettagliata e può dare molti spunti utili sia per chi si occupa di CSR in azienda chi di Academy.
Le 6 fasi per condurre l’analisi SROI
Condurre un’analisi SROI, secondo la Guida, prevede un metodo scomposto in sei distinte fasi:
- Stabilire il campo d’analisi ed identificare i principali stakeholder
È importante definire chiari confini circa ciò che l’analisi SROI comprenderà, chi sarà coinvolto nel processo di analisi e come. - Mappare gli outcome
Coinvolgendo i vostri stakeholder, svilupperete una mappa dell’impatto, o una teoria del cambiamento, che mostra la relazione tra input, output e outcome. - Dimostrare gli outcome e attribuire loro valore.
Questa fase comporta la ricerca di dati per mostrare se gli outcome sono stati raggiunti e poi valutarli. - Definire l’impatto.
Raccolte le dimostrazioni degli outcome e dato loro un valore monetario, occorre scontare gli aspetti del cambiamento che sarebbero comunque avvenuti o che sono il risultato di altri fattori. - Calcolare lo SROI.
Questa fase consiste nella somma di tutti i benefici, la sottrazione dei valori negativi e la comparazione tra risultato e investimento. Questo è il momento in cui è possibile verificare la sensitività dei risultati. - Restituire, utilizzare ed integrare.
Questo ultimo passo, talvolta trascurato, consiste nel condividere i risultati con gli stakeholder, rispondere alle loro domande, integrare processi per una valutazione solida e regolare e per una verifica dell’informazione.
Il coinvolgimento degli stakeholder è certamente alla base dell’intero processo di formulazione dello SROI, tanto più che uno dei principali obiettivi dello SROI è il disegno della cosiddetta “Mappa dell’Impatto”, attraverso la quale proviamo ad evolvere e trasformare i processi, visti non più come input-output ma come outcome-to-impact, ossia “risultati che determinano un cambiamento”.