Nel contesto della formazione professionale, a più livelli e in settori molto differenti tra loro, la massima “si impara solo facendo” è utilizzata davvero di frequente, ma, in alcuni casi, si tratta purtroppo di una semplificazione eccessiva.
Non basta infatti far sperimentare praticamente un lavoro, una mansione o un compito senza un’adeguata preparazione per ottenere risultati di apprendimento apprezzabili.
La metodologia del “learning by doing” è oggi sempre più applicata, sia nel contesto professionale che scolastico, e presuppone un’accurata progettazione didattica che unisca alla pratica una certa dose di preparazione teorica.
Proprio sul fronte della formazione teorica o d’aula possono tuttavia sorgere alcuni problemi.
Innanzitutto apprendere “sulla carta” non fornisce sempre adeguate garanzie che un compito o un lavoro possa essere svolto in autonomia ed efficienza nella pratica, anche a fronte di un’adeguata trasmissione dei contenuti.
In secondo luogo, la formazione d’aula è talvolta percepita come un obbligo da ottemperare, più che come un’opportunità di crescita personale e professionale.
“Imparare facendo” può dunque essere un metodo efficace e una soluzione ai problemi sopra elencati.
Ma quali sono i vantaggi del “learning by doing”?
Grazie alla nostra esperienza ne abbiamo individuati alcuni, che proviamo a riassumere qui di seguito.
- Coinvolgimento attivo: il coinvolgimento attivo nell’apprendimento favorisce maggiore partecipazione mentale rispetto a metodi passivi, come la semplice lettura o l’ascolto.
- Una migliore “memorabilità”: l’esperienza pratica tende ad essere più “memorabile”, rispetto alla mera osservazione o studio teorico.
- Sviluppo delle competenze pratiche: il learning by doing aiuta gli studenti a sviluppare competenze pratiche e abilità che sono essenziali per il successo nella vita personale e professionale.
- Problem-solving: affrontare situazioni pratiche o reali durante il processo di apprendimento stimola lo sviluppo delle capacità di risoluzione dei problemi.
La consapevolezza dei vantaggi di questa metodologia formativa è una delle motivazioni più stringenti per molti professionisti e imprese nello strutturare le proprie academy aziendali e a costituire dei “bootcamp”, ossia dei centri di formazione avanzata, per la trasmissione di quei saperi pratici legati al settore di interesse.
CHE COSA SI INTENDE PER BOOTCAMP?
Un bootcamp è un’esperienza di apprendimento progettata per fornire ai partecipanti in formazione competenze pratiche e specifiche nel settore desiderato in un periodo di tempo relativamente breve.
Nel contesto della formazione professionale, bootcamp è diventato dunque sinonimo di corsi intensivi progettati per veicolare competenze pratiche legate al ruolo.
Perché un bootcamp operi in efficienza e soprattutto garantisca un livello di formazione adeguato in un tempo contingentato, è necessaria un’accurata attività di instructional design preliminare.
In secondo luogo, costituendosi il bootcamp stesso come una sorta di pre-affiancamento alla pratica lavorativa vera e propria, è molto importante ed efficace affidare la responsabilità didattica a figure quanto più specializzate nelle attività oggetto della formazione. Questo implica a sua volta la necessità di “formare i formatori”, attraverso sessioni di tipo “Train the Trainer”.
Possiamo inoltre identificare alcuni elementi che aiutano nella strutturazione delle attività all’interno del bootcamp, in modo che l’approccio formativo “learning by doing” risulti efficace e di successo:
- Obiettivi chiari: definire con precisione gli obiettivi di apprendimento e comunicarli ai partecipanti in modo efficace.
- Feedback tempestivo: fornire feedback tempestivo e costruttivo durante e dopo le attività pratiche.
- Apprendimento collaborativo: favorire l’apprendimento collaborativo incoraggiando i partecipanti a lavorare insieme, condividere idee e risolvere problemi in gruppo.
- Riflessione sull’esperienza: attuare momenti di riflessione sull’esperienza, durante i quali i partecipanti possono esaminare criticamente le loro azioni.
- Variazione delle attività: utilizzare una varietà di attività pratiche per soddisfare diversi stili di apprendimento e mantenere l’interesse dei partecipanti.
- Supporto dei tutor o degli istruttori: assicurarsi che ci sia un adeguato supporto da parte dei tutor o degli istruttori per guidare i partecipanti attraverso le attività.
- Strutturazione mirata delle attività: monitorare costantemente il progresso dei partecipanti e adattare le attività pratiche in base alle loro esigenze e livelli di competenza.
- Valutazione dell’apprendimento: valutare regolarmente l’apprendimento dei partecipanti attraverso una combinazione di giudizi su hard e soft skills.
In conclusione, la formazione sul campo, erogata mediante esperienze pratiche vicine alla regolare prassi lavorativa, è efficace e consente di superare alcuni ostacoli propri del training frontale in aula.
Alla base della strutturazione di un bootcamp sono comunque necessarie la consueta rigorosa analisi dei bisogni e una misurata progettazione, senza limitarsi a demandare la riuscita dell’attività formativa semplicemente al “fare”.